Ti vuoi riposare? Quando il capo ti fa pesare le ferie
“Va bene, vai pure in ferie. Ma assicurati che tutto sia in ordine. Anzi, mandami un report completo. E comunque tieniti reperibile, non si sa mai.”
Non c’è bisogno di dirlo apertamente. Il tono, la frequenza delle mail, l’escalation di richieste e la tensione che si respira nei giorni precedenti alla partenza dicono già tutto: hai chiesto le ferie, ma stai tradendo un patto non scritto.
Perché in molte aziende, soprattutto laddove il capo vive il lavoro come ragione d’identità, la richiesta di un diritto diventa un affronto personale. E tu, dipendente, da soggetto lavorante ti trasformi in colui che “lascia gli altri nel momento del bisogno”.
La dinamica psicologica: colpa, controllo, disallineamento
Dietro a questo meccanismo passivo-aggressivo si nasconde spesso molto più di un problema organizzativo. C’è una narrazione psicologica che parla di bisogno di controllo, di ansia da abbandono, di paura di restare soli con sé stessi. Il capo che ti bombarda di richieste poco prima delle ferie non è sempre un manipolatore consapevole. Spesso è semplicemente un uomo o una donna che ha perso confini chiari tra vita e lavoro, e che si sente minacciato da chi riesce — anche solo per una settimana — a uscire dalla gabbia.
Come ha osservato lo psicologo americano Ronald Heifetz, “il vero leadership non è dire agli altri cosa fare, ma saper contenere l’ansia sistemica”. Eppure molti leader non reggono la disconnessione: vivono la tua assenza come un fallimento del proprio sistema di controllo, e reagiscono aumentandolo.
Il capo che vive in azienda: un eroe stanco
Dietro quella smania organizzativa e quelle mail a raffica, spesso si cela una figura che la letteratura organizzativa definisce “sovraresponsabilizzata”. Il capo che vive solo per l’azienda, che fa le ferie solo a Natale (e risponde comunque alle mail) e che, se non è in ufficio, si sente inutile.
Questo responsabile, apparentemente severo, è in realtà prigioniero della sua stessa identità lavorativa. E qui si apre uno squarcio profondo: a volte, chi ti fa pesare le ferie lo fa perché tu stai facendo qualcosa che lui o lei non si permette più.
Questi capi, sovente, hanno sacrificato affetti, tempo, sogni e relazioni in nome dell’efficienza, dell’esempio, della dedizione assoluta. E ora, ogni assenza altrui è uno specchio del proprio vuoto.
Il cortocircuito della produttività e il clima che ne deriva
Il risultato di questo clima è un paradosso: chi dovrebbe guidare un team motivato e performante finisce per minare, senza volerlo, la serenità e la sicurezza psicologica del gruppo. Le ferie diventano un atto di “tradimento”, la richiesta di equilibrio un gesto da giustificare, e la paura di chiedere aumenta.
La psicologia del lavoro oggi parla molto di “clima organizzativo tossico”, e tra i sintomi più subdoli c’è proprio l’ansia da permesso: dipendenti che accumulano ferie senza prenderle, che partono con il PC nello zaino e la mail aziendale sincronizzata sul cellulare.
Cosa puoi fare tu: 3 strategie eleganti e assertive
Non sempre puoi cambiare il tuo capo, ma puoi imparare a proteggerti con intelligenza e rispetto reciproco:
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Prepara e condividi con anticipo: mostra di essere responsabile. Anticipa possibili problemi e fornisci soluzioni, così riduci l’ansia altrui e ti proteggi da richieste future.
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Rimani fermo ma gentile: se ricevi richieste eccessive, rispondi con chiarezza e calma: “Comprendo l’urgenza, ma come comunicato sarò in ferie da X a Y. Posso aiutare entro la data Z”.
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Stacca davvero: se ti porti dietro la mail aziendale, hai solo cambiato scrivania. Le ferie sono anche un gesto simbolico di fiducia verso l’organizzazione: dimostrare che l’azienda funziona anche senza di te è un atto di maturità, non di diserzione.
Una riflessione per i capi
Se sei un responsabile e ti riconosci in parte in questo meccanismo, fermati. Respira. Nessuno ti sta abbandonando. Forse sei tu che hai bisogno di tornare a occuparti di te, oltre il ruolo.
C’è una vita che merita la tua presenza: fuori dall’ufficio, fuori dai grafici, fuori dai report. Non lasciare che il tuo unico linguaggio diventi la performance. La leadership vera si misura anche nel saper lasciar andare per qualche giorno chi lavora con te, riconoscendo che il loro benessere è parte integrante del successo aziendale.
Bibliografia
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Heifetz, R. A. (1994). Leadership Without Easy Answers. Harvard University Press;
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Goleman, D. (2006). Intelligenza emotiva e leadership. BUR;
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Kets de Vries, M. (2011). The Leader on the Couch: A Clinical Approach to Changing People and Organizations. Jossey-Bass.