Oggi va di moda essere stravolti dalle mail

Oggi va di moda essere stravolti dalle mail

“Mi scrivono in tanti”: Oggi va di moda essere stravolti dalle mail

C’è un nuovo status symbol nei corridoi delle aziende: la casella piena. Chi ha 400 mail non lette viene quasi ammirato. Chi “è sempre in call” è un martire del business. E chi risponde anche a mezzanotte, magari scrivendo “scusa se ti disturbo”, è un eroe invisibile. Ma siamo davvero sicuri che questa overdose digitale sia indice di valore? Brunello Cucinelli ha colto nel segno: la cultura del sovraccarico è diventata una moda. Non si misura più l’efficacia, ma il logorio. L’idea che la tua giornata sia costantemente interrotta da messaggi è, paradossalmente, diventata un segnale di importanza. Come se l’essere disturbati fosse un’onorificenza. Racconta che oggi è di moda essere stravolti, ma sappiamo bene che chi è in sovraccarico, non potrà mai essere un lavoratore efficiente (clicca qui per approfondire)

Tuttavia, fermiamoci un attimo: quante mail che riceviamo ogni giorno sono effettivamente rivolte a noi? Quante sono solo per conoscenza, in copia, o scritte per scaricare responsabilità?

L’illusione della connessione

Le neuroscienze lo confermano: ogni interruzione digitale abbassa il livello di attenzione e costringe il cervello a un doppio sforzo per recuperare la concentrazione. In media, una persona in ambito impiegatizio riceve tra le 50 e le 100 email al giorno (Radicati Group, 2024). Di queste, solo il 20-25% richiede una risposta reale e una percentuale ancora minore contiene informazioni vitali o urgenti. Il resto è rumore. Organizzazioni che parlano con se stesse, superiori che copiano tutti per pararsi le spalle, circolari fotocopia.

Siamo diventati schiavi dell’apparenza comunicativa: l’importante è scrivere, non comunicare. La vera connessione umana – quella fatta di dialogo, attenzione e contesto – è soffocata da una comunicazione compulsiva che crea ansia, non efficienza.

Quando leggere le mail diventa il tuo unico lavoro

C’è un momento della giornata, spesso verso le 11:30, in cui ci si rende conto che si è solo risposto a mail. Non si è costruito nulla, deciso nulla, pensato a nulla. Si è sopravvissuti. Eppure questo meccanismo si autoalimenta. Ogni risposta genera altre due domande, ogni “visto, grazie” è un’ulteriore perdita di tempo.

Le mail sono diventate una forma di procrastinazione travestita da impegno, un alibi elegante per rimandare decisioni. E il bello è che socialmente funziona. Se non rispondi sei scortese, se rispondi troppo tardi sei inefficiente, se rispondi troppo presto… sei disponibile ma probabilmente stai lavorando troppo sulle urgenze altrui. In questa giungla digitale, la vera professionalità sta nel saper gestire il silenzio e selezionare il rumore.

5 consigli per non farsi divorare dalla posta elettronica

  1. Spegni le notifiche, accendi l’attenzione
    Le notifiche sono progettate per interromperti. Dedica due momenti fissi al giorno per leggere e rispondere alle mail. Il resto del tempo è sacro,

  2. Non rispondere subito, rispondi meglio
    L’immediatezza non è sempre sinonimo di qualità. Prenditi il tempo per dare risposte ponderate, soprattutto se l’email contiene decisioni da prendere;

  3. Chiediti: serve davvero una mail?
    Prima di cliccare su “nuovo messaggio”, valuta: una telefonata veloce risolverebbe tutto in 2 minuti?
    Il 30% delle mail è evitabile con una buona comunicazione verbale;

  4. Togli i CC inutili
    Non mettere in copia chi non ha valore operativo. Evita la “copiatura difensiva”: fa perdere tempo e genera ansia;

  5. Fai pulizia settimanale
    Dedica 15 minuti il venerdì per cancellare, archiviare e ordinare la posta. Non sei un centralinista della tua inbox, sei un professionista.

Conclusione

L’email non è il lavoro. È solo uno strumento. Confondere la comunicazione con l’operatività è uno dei più grandi inganni dell’epoca moderna. Come dicevo in una mia riflessione:

“Il lavoro non è stare svegli la notte per rispondere a tutti. È saper dormire sereni perché hai risposto bene a chi davvero contava.” — Giacomo Lastretti

Ma c’è di più. Quell’essere stravolti dalla quantità – di mail, di messaggi, di notifiche – in realtà è un vuoto mascherato da pienezza. Un riempirsi di stimoli che non nutrono. Siamo bombardati di comunicazioni, ma poveri di connessioni. E forse è questo il vero paradosso: riempiamo le nostre giornate di parole scritte per non dover affrontare il silenzio delle relazioni mancate. La vera ricchezza professionale non sta nell’essere inondati di richieste, ma nel poter contare su relazioni vere, piene, profonde. Non servono più mail: servono più sguardi, più ascolto, più fiducia. Ed è lì che si torna a costruire, a decidere, a creare valore. Per l’azienda. Ma prima ancora, per sé stessi.

Bibliografia essenziale:

  • Radicati Group (2024). Email Statistics Report;

  • Goleman, D. (1995). Emotional Intelligence;

  • Newport, C. (2016). Deep Work: Rules for Focused Success in a Distracted World;

  • Cucinelli, B. (interventi pubblici e interviste 2022-2024).