Il Coach Psicologico ed il discorso del Re

Il Coach Psicologico ed il discorso del Re

Il re aveva bisogno di parlare. Ma non di essere curato.

Nel film Il discorso del re, che ho avuto modo di rivedere, ahimè in seconda serata, assistiamo al percorso trasformativo di un uomo – il futuro Giorgio VI – che non riesce a pronunciare un discorso senza inciampare nelle parole. Le sue balbuzie non sono solo un problema medico: sono il simbolo di un blocco più profondo, emotivo, identitario, relazionale. Eppure, chi lo aiuta non è uno psicologo, né un medico accreditato. È Lionel Logue: un autodidatta, un attore con una profonda conoscenza del comportamento umano, ma senza lauree in medicina o psicologia appese al muro.

E funziona. Funziona perché Logue sa ascoltare. Sa leggere le emozioni dietro le parole. Sa usare il corpo, il gioco, la fiducia, il limite, per sbloccare ciò che la scienza non era riuscita a risolvere. Non cura. Ma accompagna. Non analizza. Ma attiva.

Questo è esattamente il cuore del coaching psicologico moderno.

Io non sono uno psicologo. Ma ho studiato Scienze e Tecniche Psicologiche.
Non sono un terapeuta e non ho desiderato diventarlo. Conosco le dinamiche della mente, del comportamento, della relazione. Ho un master in direzione delle risorse umane, e per vent’anni ho diretto aziende e associazioni, affrontato crisi, guidato persone. Oggi, come coach psicologico, metto tutto questo al servizio di chi ha bisogno di cambiare prospettiva, sbloccarsi, prendere decisioni.

Proprio come Lionel Logue, non ho bisogno di una diagnosi per aiutarti. Ho bisogno di sapere chi sei, dove vuoi andare, cosa ti sta fermando.

Il coaching psicologico non sostituisce la psicoterapia. Ma spesso arriva prima, o accanto.

Perché molti dei blocchi che le persone incontrano – ansia da performance, paura del giudizio, indecisione professionale – non sono patologie. Sono ostacoli interiori che possono essere affrontati con il giusto approccio. Con metodo. Con rispetto. Con concretezza.

Il Re non aveva bisogno di uno psicologo. Aveva bisogno di qualcuno che credesse in lui prima che lui stesso potesse farlo. Questa è la vera forza del coaching: credere nel potenziale della persona prima ancora che lo dimostri. Vedere prima degl’altri, capire prima degl’altri.

Come diceva il filosofo Alain: “Nessuno ha mai pensato bene se prima non ha parlato bene.”

Il coach psicologico aiuta proprio a questo: pensare meglio, agire meglio, parlare meglio. Perché il cambiamento comincia dalla consapevolezza di chi si è… e di chi si può diventare, lascia che sia lecito dirti questo perché d’altronde… castello mio, regole mie.

Bibliografia:

  • Hooper, T. (Regista). (2010). Il discorso del re [Film]. See-Saw Films;

  • Whitmore, J. (2009). Coaching for Performance. Nicholas Brealey Publishing;

  • Yalom, I. D. (2002). The Gift of Therapy. Harper Perennial;

  • Stelter, R. (2014). Third Generation Coaching. Springer;

  • Hudson, F. (1999). The Handbook of Coaching. Jossey-Bass;

  • Goleman, D. (2006). Social Intelligence. Bantam Books.