Il lavoro non dorme mai
C’è un dato che inquieta più degli altri. Secondo il Microsoft Work Trend Index 2025, un dipendente viene interrotto in media ogni due minuti da una mail, una notifica o una riunione. Non serve aggiungere altro per comprendere l’impatto psicologico e cognitivo che tutto questo ha sulla nostra capacità di concentrazione, sulla qualità del nostro lavoro , soprattutto, sulla nostra salute mentale.
Ma procediamo con ordine.
Email e notifiche: da strumenti a invasioni
Il report sottolinea che la media giornaliera delle email ricevute ha raggiunto quota 117, con picchi che coinvolgono più di venti destinatari a messaggio. E non si tratta solo di spam: spesso sono richieste, task da svolgere, inviti a riunioni, rendiconti da leggere. Lo stesso documento rileva che il primo accesso alla posta elettronica avviene prima delle 8:00 del mattino. Non è più l’inizio della giornata, è un prologo ansioso che anticipa il lavoro prima ancora che inizi formalmente.
Se un tempo il suono della sveglia coincideva con la vita privata, oggi coincide con un salto nel flusso incessante di notifiche.
La dissoluzione del confine
L’aspetto più allarmante non è solo la quantità di comunicazioni, ma il momento in cui queste accadono. Il report Microsoft evidenzia:
- Un aumento sensibile dell’invio di email nel weekend;
- Una normalizzazione delle riunioni dopo le 20:00.
Tutto questo segna la dissoluzione del confine tra tempo personale e tempo lavorativo. Come possiamo ricaricarci, se anche i tempi che dovrebbero proteggerci — la sera, il fine settimana — vengono invasi da impegni professionali?
Interruzioni: il veleno silenzioso della produttività
Secondo la psicologa Gloria Mark, autrice di Attention Span (MIT Press, 2023), il cervello impiega oltre 20 minuti per ritrovare lo stato di flusso dopo un’interruzione. Se le interruzioni avvengono ogni due minuti, la domanda è semplice: abbiamo mai davvero lavorato in modo profondo oggi? L’interruzione costante non solo ci rende meno produttivi, ma aumenta il senso di ansia, frustrazione e insoddisfazione. È il nuovo volto del burnout: non siamo esausti per quantità di lavoro, ma per la frammentazione con cui ci viene richiesto di affrontarlo.
Tecnologia amica o padrona?
L’intelligenza artificiale, le piattaforme digitali, la connessione permanente erano nate per semplificarci la vita. Ma oggi siamo al punto in cui lavoriamo di più per far funzionare la tecnologia, che non il contrario. Siamo diventati amministratori di strumenti più che professionisti.
La sovrapposizione di strumenti, piattaforme, task manager, gruppi Teams, WhatsApp aziendali e CRM ci ha portato a una cognizione distribuita e mai centrata. Non è multitasking, è multi-ansia.
Serve una nuova cultura del tempo
Il problema non è solo tecnico, è culturale. Serve una nuova grammatica del lavoro che riprenda i concetti di:
- Tempo concentrato (deep work);
- Diritto alla disconnessione (già legge in Francia e in discussione in molti Paesi UE);
- Rispetto del tempo altrui, anche in azienda;
- Leadership che dia l’esempio: se un manager invia email a mezzanotte, sta normalizzando un comportamento disfunzionale.
Conclusione: serve meno rumore e più intenzione
Non si tratta solo di ridurre le mail o le riunioni, ma di recuperare una qualità del lavoro che oggi è smarrita. Abbiamo bisogno di pause vere, di giornate senza riunioni, di regole chiare che tutelino il tempo e la mente delle persone.
E, soprattutto, abbiamo bisogno di ricordare che il valore di un lavoratore non si misura dalla sua reattività alle notifiche, ma dalla qualità del pensiero che riesce a esprimere, dalla profondità con cui affronta i problemi e dal senso che riesce a dare a ciò che fa.
In questo percorso di recupero del senso, affidarsi a un coach può fare la differenza. Non è solo una questione di efficienza, ma di rimettere al centro l’intenzionalità del proprio agire. Un coach esperto ti aiuta a rimettere in ordine i confini, a gestire le priorità e a ricostruire un rapporto più sano con la tecnologia e con te stesso. Ti aiuta a chiederti: “Quanto del mio tempo è davvero mio?”
Bibliografia e riferimenti:
- Microsoft Work Trend Index 2025 – “The New Era of Work”;
- Mark, G. (2023). Attention Span: A Groundbreaking Way to Restore Balance, Happiness and Productivity. MIT Press;
- Newport, C. (2016). Deep Work. Grand Central Publishing;
- Bauman, Z. (2000). Liquid Modernity. Polity Press;
- OECD (2024). Right to Disconnect: The Next Frontier in Digital Work Regulation.